27/02/2017
Riccardo Ungaro e Niccolò Riccardi sono due giovani specializzandi della Scuola di Specializzazione in Malattie Infettive e Tropicali di Genova. Il 7 gennaio 2017 sono partiti zaino in spalla, e stetoscopio alla mano, alla volta del Senegal per un periodo di 3 mesi di formazione e lavoro nel Distretto Sanitario di Dioffior, nella regione di Fatick, 150 km a Sud di Dakar.
Grazie ad un accordo tra la Scuola di Specializzazione in Malattie infettive e Tropicali di Genova, diretta dal Prof.re Claudio Viscoli, e il Medico Capo del Centre de Santé di Dioffior (il Dr.Mama Moussa Diaw prima e il Dr. Sall poi), mediato da Stop TB Italia Onlus, Niccolò e Riccardo stanno vivendo in prima linea un’esperienza arricchente sotto diversi punti di vista.
Tutto nasce dalla partecipazione di Niccolò alla terza edizione del Corso di formazione sulla TB in Senegal di Stop TB Italia Onlus nel febbraio 2016. Al rientro in Italia l’idea di effettuare un periodo di formazione al Centre de Santé di Dioffior si è trasformata piano piano in un progetto concreto esteso anche ad altri 5 specializzandi, per un totale di 6 giovani infettivologi che si alterneranno in coppia a cicli trimestrali tra il 2017 ed il 2018.
Niccolò e Riccardo sono i primi a partire, facendo da apripista in un percorso di collaborazione congiunto che da un lato accrescerà senza dubbio la formazione medico-scientifica dei medici italiani che si alterneranno e dall’altro alleggerirà sensibilmente il lavoro del personale medico locale migliorando allo stesso tempo la qualità del servizio sanitario del Centre de Santé in un’ottica di continuità.
Ad un mese e mezzo di distanza dall’arrivo incontriamo Niccolò e Riccardo in occasione della missione di supervisione progettuale e della IV Edizione del Corso di formazione sulla TB in Senegal. Ci raccontano con entusiasmo che le aspettative riguardanti il lavoro in ospedale sono fino ad ora ampiamente superate, dopo un primo breve periodo di ambientamento la loro presenza è ben rodata e il programma delle attività è ben articolato e distribuito in modo da svolgere entrambi attività differenti nei vari reparti della struttura sanitaria. In questo primo mese e mezzo Riccardo ha prevalentemente lavorato nell’ambulatorio di trattamento della tubercolosi e HIV effettuando analisi statistiche dei dati di tutti i pazienti con TB attiva dal 2013 ad oggi; successivamente ha assistito il Dr. Thibaut nell’ambulatorio di consultazione generalista e, quando richiesto, ha affiancato il Dr Dhianka nelle visite di supervisione delle attività contro le parassitosi e la malnutrizione infantile nei vari villaggi del Distretto.
Contemporaneamente Niccolò ha lavorato inizialmente con il Dr. Thibaut nell’ambulatorio di consultazione generalista; successivamente è passato alle attività di laboratorio con i tecnici di laboratorio Maimouna e Seyni occupandosi del Genexpert, degli esami per BAAR e delle attività legate al paludismo. Anche Niccolò, in alternanza con Riccardo, sta affiancando il Dr Dhianka nelle visite di supervisione delle attività contro le parassitosi e la malnutrizione infantile nei vari villaggi del Distretto.
Giunti a metà del percorso entrambi avvertono chiaramente l’utilità della loro presenza, resa tale non solo dalle attività che giudicano stimolanti e arricchenti ma anche dalla disponibilità e accoglienza di tutto il personale sanitario. Niccolò e Riccardo si sono infatti perfettamente inseriti e sono ormai considerati parte integrante dello staff, il loro contributo è inoltre molto apprezzato e valorizzato dal Medico Capo Dr. Sall.
Ma tre mesi di esperienza in Africa, senza alcuna retorica, non possono evidentemente prescindere dal contesto sociale, dalle condizioni di sottosviluppo economico, dalla cultura, dalle tradizioni, dal tessuto umano che si incontra girando tra i villaggi. In questa parte di mondo il confine tra l’essere medico ed essere cooperante sta in una linea invisibile che si valica quotidianamente. A Dioffior ci sono due toubab, due bianchi, due medici, due ragazzi che si stanno mettendo alla prova fuori dalla sicurezza della propria comfort zone, testando sia l’uomo che il medico e aprendosi a quella fetta di mondo speciale solo per chi la sa guardare, aiutare ed amare.