“UN GIORNO QUALUNQUE” di Elisa D’Andrea

30/04/2020

 

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Ricordo tutto benissimo, quasi fosse ieri, quasi non fossero passati cinque anni da quel giorno.

Era un giorno qualunque di un anno qualunque quando mi diagnosticarono la tubercolosi polmonare.

Ricordo che quando finalmente seppi il nome di quella continua tosse giornaliera che avevo da mesi e mesi, fui felice, o meglio, felice in parte, perché allo stesso tempo mi sentivo sperduta e spaventata come Alice nel paese delle meraviglie.

Avevo da poco compiuto 17 anni e mi ritrovavo ricoverata in ospedale da sola, senza neppure sapere cosa fosse la tubercolosi.

Col passare dei giorni, però, grazie ai fantastici dottori e infermieri che ho avuto, iniziai a capire e realizzare cosa fosse.

Iniziai anche a capire perché il mio cellulare aveva smesso di suonare, perché nessuno mi chiedeva più come stessi adesso che sapevano cosa avevo.

Non ero l’unica però. Ho avuto compagne di stanza, di reparto che, chi più chi meno, stavano passando esattamente quello che stavo passando io.

C’era chi veniva lasciata dal proprio compagno, chi perdeva il lavoro, chi veniva insultata, e poi c’ero io la cui unica notifica che ricevevo era quella di messaggi orrendi, quasi fossi un mostro.

Per un periodo di tempo non nego che mi ci sono sentita anche. Mi chiedevo perché proprio a me? Se ho contagiato qualcuno vuol dire che sono davvero un mostro? È una colpa avere la tubercolosi? Perché hanno tutti paura di me e scappano?

Ma soprattutto, riuscirò a guarire? A non avere mai una ricaduta?

Col senno di poi mi chiesi a cosa serviva pormi tutte queste domande e capii che ero io a dover avere paura degli altri, della loro ignoranza e insensibilità.

A partire dai miei parenti, agli amici più cari che da allora sono volati via, quasi non fossi mai esistita, e la verità è che per quanto male mi abbia fatto tutto ciò all’inizio, io oggi vivo lo stesso e anche meglio, senza di loro…

Capii che pensare in negativo non mi avrebbe affatto aiutato. Sapevo che nel mondo c’erano sicuramente altre persone in situazioni peggiori della mia e non vedevo nessun motivo per il quale io dovevo piangermi addosso anziché combattere.

Ricordo che noleggiai una televisione da tenere in stanza e la mattina ascoltavo sempre la musica. Cantavo e ballavo fin che il mio corpo e il mio fiato reggevano senza sforzarmi troppo perché questo mi aiutava a star meglio, perché io così ero fatta. La canzone del momento che passavano tutti i giorni era “Rather be” dei Clean Bandit.

Quella diventò la mia canzone.

“If you gave me a chance I would take it, it’s a shot in the dark but I’ll make it” / “Se mi dessi una possibilità io la prenderei, è una possibilità nel buio ma io ce la farò.”

 

Ecco, questa strofa diventò il mio motto.

Gli diedi un significato tutto mio: la possibilità che mi era stata data era quella di guarire, e per quanto ripida e buia la strada fosse, io ce l’avrei fatta, anche se c’erano giorni in cui avrei voluto mollare, giorni in cui pensavo che non sarei più guarita.

Era un giorno qualunque di un anno qualunque quando mi diagnosticarono la tubercolosi polmonare. Ricordo che la mia esperienza in ospedale fu intensa tra alti e bassi ma bella.

Bella perché ho conosciuto persone meravigliose che sono poi diventate amiche.

Bella perché il mio reparto era l’unico luogo dove mi sentivo capita, accettata, dove si parlava la stessa lingua. Ad ogni dubbio o domanda c’era chi era pronto a spiegarmi tutto. Ad ogni caduta c’era chi sapeva porgermi un braccio.

Ad ogni piccolo traguardo raggiunto c’era un dottore che credeva in me.

La parte più difficile è stata tornare a casa, vedere persone che attraversavano la strada pur di non incrociarmi, capire che avrei dovuto ricominciare tutto da capo.

Da sola, ma più forte, da sola, ma con una consapevolezza in più…

Era un giorno qualunque di un anno qualunque quando mi diagnosticarono la tubercolosi polmonare, quando mi spiegarono tutta la cura che avrei dovuto fare.

Mi dissero che la parola chiave per guarire era essere precisa nella cura, non saltare mai nessuna medicina e nessuna visita di controllo, così impostavo l’allarme sul cellulare ogni qual volta dovevo prendere una medicina.

Sempre puntuale mangiando bene e facendo attenzione al freddo, si guarisce solo così.

Non ci sono scorciatoie.

Per mesi la mia vita ha girato intorno a medicine, visite di controllo, prelievi, TAC e paure. Per mesi la mia vita mi è piaciuta di meno, e la paura di una ricaduta c’era e c’è sempre, ma in fondo, cos’è che nella vita non fa paura?

Se c’è un’ultima cosa che mi ha insegnato questa esperienza è quella di accettarmi così come sono. Prima di allora non mi sono mai sentita bella.

Mi guardavo allo specchio e non mi piaceva niente di me, a partire dai miei capelli afro.

Volevo solo essere come le altre: bel fisico, sorriso perfetto e vita migliore, ma da quando riuscii ad alzarmi da quel letto in ospedale qualcosa cambiò. Capii che la bellezza in fondo non è solo esteriore.

Bellezza è ciò che siamo noi dentro, nell’anima, bellezza è forza quando tutto ti rema contro.

Oggi finalmente riesco a guardarmi allo specchio, riesco a vedere quanto è stato lungo il tragitto che ho percorso per raggiungere la meta e mi vedo bella più che mai.

Oggi ho capito che non esiste nessuna vita migliore o peggiore, esiste solo una vita fatta di sfide, di battaglie, che in un modo o nell’altro tutti ci ritroviamo ad affrontare prima o poi.

Per quanto possiamo pianificare le giornate arriva sempre qualcosa di inaspettato, che sia bello o brutto l’unica soluzione è quella di farsi trovare sempre pronti.

Ricordo e ricorderò sempre che non esiste arcobaleno senza la pioggia.

Oggi ho una cicatrice dentro che prima non avevo, oggi questo mio sorriso imperfetto che prima non mi piaceva mi piace da morire perché porta in se tanto dolore, ma porta anche una vittoria: quella di avercela fatta e quella di volercela sempre fare.

Era un giorno qualunque di un anno qualunque quando finalmente guarii dalla tubercolosi polmonare e iniziai a colorare un nuovo capitolo della mia vita più forte che mai.

 

 

 

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